l’Italia che produce n.2 / Solitaria di primavera
Mercoledì 6 Maggio 2009
Chissà come andrà il ritorno all’arrampicata senza compagni, dopo che per tantissimo tempo ho tenuta chiusa nel cassetto l’attrazione che questo tipo di scalata ha su di me? E chissà come starò da solo, alle prese coi lenti ritmi della progressione in solitaria, dopo mesi trascorsi sempre in ottima compagnia?
Non avevo miglior modo per trovare risposta ai miei dubbi che andando a sperimentare.
Fra le varie idee, cerco qualcosa che faccia al caso mio. Via di media difficoltà, protetta, raggiungibile con una piacevole camminata. La scelta ricade su un bel torrione calcareo, ribattezzato Bernardino Giuliana, sulla sponda orientale del Lario, proprio di fronte all’articolata parete Ovest del Grignone.
La mattina, in auto, percorro la strada meno diretta ma più interessante. Dalla Valsassina risalgo la lunghissima serie di tornanti che, con prospettive nuove verso i luoghi familiari, porta alle poche case di Ortanella.
Mi avvio a piedi, con lo zaino particolarmente pesante, lungo uno splendido sentiero. Il sole caldo e il carico mi fanno sudare non poco, per fortuna trovo facile distrazione nella bellezza di ciò che mi avvolge. Attraverso pascoli e magnifici fitti boschi di faggi. Seguo per un tratto il Sentiero del Viandante, transitando per l’alpe Lierna. Ci tornerò sicuramente per un giro a piedi in autunno, sarà un posto meraviglioso in quella stagione.
Al termine della camminata raggiungo la base della mia appartata parete. Solitudine completa. Mi cambio la maglietta, mangio dei biscotti, indosso l’imbrago e preparo le laboriose manovre di autosicura. Scalare in solitaria autoassicurata impone dei ritmi molto lenti. Si scala il tiro, si scende a sbloccare la corda e smontare la sosta, infine si risale recuperando il materiale. Impiego un po’ a uscire dal tiro di 6a+, non è difficile, ma non mi andrebbe proprio di volare.
Comunque fila tutto liscio. Ogni tanto mi godo il panorama. A volte impreco con la corda che s’incastra sul facile. Tutt’attorno è silenzio, non si sentono le solite parole di cordata, ma soltanto il tintinnare del materiale all’imbrago e il chiudersi dei moschettoni che fanno eco nel fondo del canale.
Terminate le doppie, infilo disordinatamente il materiale nello zaino e ripercorro, alla luce morbida del pomeriggio, il sentiero di rientro. Prima di raggiungere l’auto mi fermo un po’ a riposare su un comodo masso di calcare tra prato e sentiero. Dopo l’azione ho voglia di un po’ di tranquillità e contemplazione, di godere di quell’effimero stato di sospensione e appagamento che alimenta il nostro spirito e rende sereni.
Che impresa! Tocca saper bene cosa si fa in solitaria.
Per la preparazione, la competenza, l’idea… complimenti!
flaco
9 Maggio 2009 at 8:07 PM
grazie marco. sebbene di nullo valore alpinistico, questa giornata ha avuto per me un significato intimo e personale
claus
18 Maggio 2009 at 9:05 PM
Ciao Claus.
Ti andrebbe di descrivere come si fa a smontare il tiro quando si è da soli?
Giuseppe
23 ottobre 2009 at 2:53 PM