a zonzo tra roccia e neve
1-2-3 Maggio
Finesettimana lungo questo. Per il venerdì sono più pigro del solito, voglia di levatacce pressoché nulla, voglia di fatica molto poca. Combino così con Luca per un’arrampicata relax allo Zucco dell’Angelone. Decidiamo di salire la storica Condorpass, una via facile, ma con un’arrampicata varia, continua e divertente. Siamo due cordate e il caso vuole che entrambe siano composte da un Claudio e un Luca, vi lascio immaginare il caos nel comunicare!
Scesi giù non potevamo certo mancare l’appuntamento con la merenda al solito bar della funivia. Si ciondola ancora un po’ chiacchierando con nuove e vecchie conoscenze incontrate fra i tanti arrampicatori presenti, venuti a giocare su queste belle placche al sole sopra i prati della Valsassina. Soddisfatta la voglia quotidiana di scalata con qualche altro tiro in falesia, raggiungiamo “quelli del Medale”, provati ma vittoriosi, per organizzare il prosieguo del ponte.
Dopo aver risolto una serie di imprevisti rientro una corsa casa. Giusto il tempo di fare una doccia, mangiare un boccone e soprattutto recuperare sci e pelli. In meno di un’ora sono di nuovo in giro. Iperattività inguaribile! L’ospitalità della Giò mi risparmia di nuovo una sveglia che, questa volta, sarebbe davvero preoccupante.
Mi ritrovo comunque, ben prima che il sole si levi, a riempire faticosamente lo zaino, molto più addormentato che sveglio. Destinazione Pizzo Cassandra; con me ci sono Fabio, Giò, Claudia, Efrem e … accidenti non mi ricordo più! La neve è ancora abbondante fino in fondovalle, così si riescono a calzare da subito gli sci. La salita è piuttosto lunga, il tempo ottimo anche se a tratti tira un vento freddo da settentrione tutt’altro che piacevole. La discesa risentirà della gran quantità di neve nuova caduta in settimana: faticosissima ma senza croste traditrici. Per raggiungere il fondovalle sci ai piedi poi, la ravanata è d’obbligo. Prima fra il bosco e il torrente, poi direttamente nel torrente. Si, nel torrente! La piana di larici, dall’aspetto vagamente scandinavo, è solcata da due torrenti gonfi d’acqua di fusione. Ci verrà quasi spontaneo lanciarci nel guado con gli sci ai piedi, grattando con le lamine sui sassi, cercando di rimanere in equilibrio nella corrente d’acqua. Risate a non finire per questa inaspettata conclusione.
Trascorriamo il pomeriggio oziando, leggendo, chiacchierando. Mi stupisco del primo vero caldo. Mi pare di aver vissuto due stagioni nell’arco di una mattinata. Poche ore fa, chiuso nel mio piumino, lottavo contro il vento gelido per cercare di ricacciare le pelli nel sacco; ora, invece, ascolto accaldato i primi grilli della stagione cantare.
A cena divoro la mia abbondante dose di benefici carboidrati osservando silenzioso i miei due compagni. Incrocio alternativamente i loro sguardi, giocando a immaginare ciò che difficilmente la parola lascerebbe trasparire.
Per la domenica abbiamo un programma non troppo dettagliato: arrampicata poco stressante in Valmàsino e falesia al pomeriggio. La mattina ci prepariamo senza alcuna fretta, dopo la colazione organizziamo il materiale e sistemiamo ancora una volta gli zaini.
Mi lego per la prima volta in cordata con Fabio. Per questa mattinata arrampicatoria scegliamo una recente via di Ongaro al Pilastro dei Pesgunfi. Il cielo è assolutamente terso, come capita solo dopo una notte di forte vento da nord. La struttura ha una bella forma e la roccia è lo stesso ottimo granito a placche della Val di Mello. L’arrampicata è di soddisfazione, per nulla banale, fra aderenze delicate, equilibri da meditare, e ripetuti danzanti spostamenti fra conchette e cristalli. Non manca nemmeno un po’ di ingaggio fuori dai chiodi, con tanto di doverosa e liberatoria bestemmia una volta moschettonata l’agognata protezione.
Il resto della giornata trascorre pigramente fra le tante vie del Sasso Remenno e dintorni, insiemte al resto della nutrita e allegra compagnia. La solita birra di fine giornata al solito bar dei rampicanti della valle non basta a soddisfare la mia voglia di stare in giro. Una pizza con tutti ci sta alla perfezione. Così, mentre il traffico del rientro si smaltiva per permettermi un veloce ritorno a casa, ne è uscita un’altra bella serata con la compagnia di Giò, Fabio, Volpe, Ginevra, Michele e Lorenzo.
Percorro a ritroso la solita rotta fino a casa, dove riordino frettolosamente il materiale e mi addormento appagato. La mattina seguente non è più festa. Decisamente no. Ci sono i disegni, l’officina, il caos del cantiere. Ma questa è un’altra storia.
Ma in cima al cassandra ci siete arrivati o vi siete fermati al passo? Venerdì mattina era ancora tutto vergine, fantastica sciata!
fourfingers
6 Maggio 2009 at 6:27 PM
niente cima, fermati al colletto. troppo ravanoso andar su con quelle temperature: neve inconsistente e cornici
claus
6 Maggio 2009 at 6:31 PM